L’AEREO DI BARACCA A MONFALCONE
L’attività aeromodellistica si sviluppa in vari settori, sia sotto l’aspetto puramente sportivo sia in quello che possiamo definire ricreativo, ed uno di questi che ha le sue origini già all’inizio del 1900 in Italia. Nel 1911 infatti venne organizzata la prima gara per modelli volanti dove – in una rara foto d’epoca – si può ammirare un gruppo di distinti signori in bombetta alcuni dei quali hanno in mano dei modelli riproducenti le macchine volanti dei primi pionieri del volo.
Passi da gigante da quella lontana epoca dell’aeromodellismo per giungere ai giorni nostri, con lo sviluppo di motori sempre più potenti e di materiali ad alta sofisticazione tecnologica, ad aeromodelli all’altezza dei tempi moderni, comprese le cosiddette “riproduzioni” che a dimensioni più ridotte sono costruiti a vera immagine dell’aereo originale.
E’ il caso di un aeromodellista di Monfalcone che ha realizzato, e qui si torna al passato, un Nieuport Ni 10, caccia della 1^ guerra mondiale ma utilizzando gli stessi materiali dell’epoca: legno di spruce, tela e tubi a parte qualche tubo in fibra di carbonio per esigenze costruttive, legate anche al fatto che si tratta di un modello “volante”.
Tre anni di lavoro, consultazione di una quantità notevole di documentazione originale fornitagli dalla Aeronautica Macchi di Varese che ne fu costruttrice su licenza, accuratezza in ogni particolare ne fanno veramente un piccolo (ma non tanto piccolo con la sua apertura alare di 2 metri e mezzo) gioiello. Dotato di un motore a 4 tempi tipo OS da 20 cc di cilindrata.
Ma torniamo alla storia, e qui è la parte interessante: Renzo, inizialmente pensava di riprodurre la livrea dell’aereo di una Squadriglia francese, ma una foto ritrovata quasi per caso lo ha convinto a ricordare un Ni10 che nel novembre del 1915 faceva parte di una squadriglia di cinque caccia dislocati a Santa Caterina (che poi diverrà l’aeroporto di Campoformido) e che probabilmente fu portato in volo da Francesco Baracca , giunto da poco a Santa Caterina in visita al Reparto.
Carlo d’Agostino
Foto R. Pecorari
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